Festeggio un “anniversario”: i miei cento giorni da quando ho ripreso a scrivere qui. L’occasione mi spinge a condividere una rilettura di questi mesi, che ho vissuto prima di tutto arricchendomi di nuovi incontri. Tutti preziosi! Ripensandoci, ho potuto cogliere la bellezza del tempo. Del mio tempo. Pian piano ero riuscito a ricomporre i ricordi, a riallinearli lungo il filo della storia. Tutto era pronto… Poi un incontro inaspettato ha capovolto completamente la mia prospettiva. E mi ha fatto cogliere l’importanza degli attimi, preziosi “baci” che la vita ci regala, in ogni istante; ho colto così, davvero, il colore del tempo!
Jean-Honoré Fragonard, Il bacio rubato, 1787
Capita così, di solito: solamente se ci si ferma – anche fosse per un attimo – si può sperare di mettere a fuoco e apprezzare davvero, fino in fondo, tutto ciò che il tempo ci regala. Ogni suo singolo istante, in questo modo, riesce a diventare veramente prezioso. Volevo fare anch’io così, in queste righe. Rileggere il mio tempo: i miei cento giorni trascorsi a scrivere su queste pagine; volevo farlo con un intento preciso: cogliere quanto di bello in questo tempo ho avuto modo di vivere, per condividerlo con tutti voi.
Volevo. Sto usando il verbo al passato… Perché il mio pezzo sulla bellezza del tempo era fatto. Era tutto pronto, o quasi. Poi, una svolta assolutamente inattesa. E così, nel rientrare a casa la sera tardi, ecco che la bozza del mio racconto, della mia visione delle cose, del mio tempo, è diventata in un attimo un foglio accartocciato. Perché raccontare proprio la mia storia? In fondo, questo esercizio di lettura del tempo lo possiamo provare a fare un po’ tutti. E non esiste certo un tempo che valga più degli altri, né un racconto che sia migliore degli altri: tutti possono ambire a essere racconti bellissimi! Ecco perché ho deciso di abbandonare il racconto della bellezza del mio tempo: per lasciare spazio alla bellezza del tempo. Di tutti i tempi. Del tempo di ciascuno. Alla bellezza, quindi, anche del vostro tempo.
La scelta è stata drastica, certamente. Ma un incontro improvviso, inatteso, ha letteralmente squarciato e rovesciato la mia vecchia prospettiva. E’ stato un incontro: ovvero, una persona. È lei la vera artefice della nuova lettura del tempo. Ma non poteva che essere così, d’altronde. Anzi, stupido io a non averci pensato prima: sono le persone a rendere prezioso il nostro tempo! Che storia avrei quindi mai potuto sperare di raccontare qui, parlando al singolare? Avrei fatto un errore. Avrei scritto delle parole inutili. È questo il punto centrale nella lettura del tempo: ci basta un attimo perché il nostro tempo prenda subito tutte le brillanti sfumature dei ricordi, dei sentimenti, dei pensieri che ciascuno degli attimi migliori ci ha regalato. Attimi che sono legati necessariamente a qualcuno. A qualche incontro. A qualche dialogo. Sono legati, in definitiva, indissolubilmente, alle persone. E’ grazie alle persone che possiamo dire che il tempo assume un colore. Ecco il punto: il colore del tempo. E quanto mi piace quest’idea: che esista un profilo cromatico per il tempo! Potrebbe sembrare una follia, ma non è così. Non usiamo forse già i colori per tratteggiare le proprietà dello spazio, per indicarne la dimensione, per accentuarne o suggerirne la profondità? È, questa, un’arte che ci viene del tutto naturale. Perché non pensare allora a una dimensione di colore anche per il tempo? Etereo e sfuggente ai nostri sensi com’è, non riusciamo mai a percepirlo nella sua intera bellezza. Invece un colore ce l’ha, eccome. Anzi, ha moltissimi colori!
In questo preciso momento, il colore del mio tempo è il violetto. In realtà, più precisamente, il fucsia. È il colore allegro della maglietta che indossava la “misteriosa” ragazza incontrata ieri. Ma non della maglietta che aveva davvero ieri; parlo di quella che indossava quattro anni fa, quando l’avevo incontrata, prima che uscisse di casa per andare a passeggiare. Erano più meno le dieci e mezza di una mattina di metà di luglio. L’ho fissata per un po’ ieri, prima di avere la certezza che fosse davvero lei; ma poi il tempo si è colorato di fucsia. Non stavo sbagliavo: era proprio lei. E ora, ancora, nel ricordarla qui, in questo momento, penso al fucsia. Il mio tempo è fucsia. Ancora per poco. Perché ora il colore del tempo sta già virando sul bianco. È quello della copertina del suo libro di informatica. Forse, più precisamente, di programmazione. Mi ricordo infatti che si era iscritta a ingegneria quell’anno (abbiamo in comune questa scelta…). E da qui, il bianco colora il ricordo del nostro discorso su come questi esami fossero tutt’altro che una passeggiata. Mi ricordo anche il luogo. E una curiosità; ma in questo mi aiuta il colore rosso: quello della penna che solcava il quaderno del fratello, impegnato negli esercizi estivi di matematica; un tratto a sigillo di un suo commento, che sul momento mi aveva fatto sorridere: era un giusto, austero rimprovero – da vero ingegnere! – per aver indicato con un inappropriato cerchietto anziché con un semplice punto il simbolo della moltiplicazione. E ora il tempo da rosso è diventato di colore verde: il colore dell’alloro; quello delle foglie che componevano la coroncina che la sua amica – neodottoressa – portava tra i capelli, in quella festicciola di laurea nella quale ci siamo ritrovati, assolutamente per caso, dopo così tanto tempo. E quel verde, scopro, che così come al momento rappresenta il mio colore, è anche il colore del suo tempo: lo è perché da poco ha finito gli studi. Anche a lei quindi, in premio, spetterà presto una coroncina di verdi foglie profumate.
Non è difficile trovare il colore al tempo. E nel pensare al suo colore, ecco che in realtà si ricolora un po’ la nostra stessa vita. Credo allora esista davvero un colore anche per il tempo! L’ho capito così, da questo incontro. E ho capito che se gli occhi assegnano il colore allo spazio, è il cuore a scegliere i colori del tempo. Il cuore filtra la luce e poi fonde i colori di molte istantanee, in una sorta di acquerello di tante singole emozioni, che sfumano l’una nell’altra. Ma questa è solo la sintesi dei colori; i colori stessi nascono invece dalle persone. Al massimo, il cuore li riassembla. Dubito di poter essere smentito in questo: i veri pittori del nostro tempo sono tutte le persone che incontriamo.
In quel foglio accartocciato, che ho scartato, avevo scritto la mia storia: quella degli ultimi mesi condivisi insieme a tante nuove persone. Avevo scritto parole che suonavano molto simili a una vera e propria tavolozza piena di colori; il mio tempo, il mio tempo giallorossoblu, d’altronde, non potevo che descriverlo così: un tempo ricchissimo di incontri, di dialoghi, di condivisione di momenti e di idee. Ricchi soprattutto di volti nuovi, di nuove storie. Di nuove persone: un tempo ricco, appunto, di molti nuovi colori.
Colori uguale persone; persone uguale colori. Questa equazione l’ho riscoperta nell’incontro di ieri. E in questo momento il colore del mio tempo è tornato di nuovo fucsia. E con il fucsia, penso a questo piccolo-grande regalo che ho ricevuto nuovamente: aver rivissuto, in modo casuale e insperato, un bellissimo incontro, che se ne stava quasi disperso negli angoli più remoti del tempo. Un tempo quasi impolverato, che si è subito ricolorato. E lo ha fatto in un attimo. È la prova che cercavo: il tempo ci offre davvero tante istantanee, tanti colori. Sono attimi, bellissimi. Attimi preziosi, da cogliere e conservare. Sono attimi che a volte ci segnano ma, perlopiù, ci disegnano. Sono attimi indelebili: nella loro bellezza e unicità, non sono altro che dolci baci rubati alla vita. (Simone Tramontin, addetto stampa Unione Limana Cavarzano)